mercoledì 18 agosto 2021

M.A.G.

 Maria Analisa Gallardo, conosciuta come MaryAnne, è una di quelle persone che non scrive messaggi, preferisce lasciare annotazioni vocali.

Ha le mani sempre impegnate, due bambini piccoli danno il loro bel da fare e parlare gli risparmia la fatica mentale di dover digitare sulla tastiera del vecchio cellulare che ha comprato dopo che Hector, suo figlio di tre anni, ha ben deciso di buttare l'altro nel gabinetto, con la premura di tirare lo scarico.
Un dannato iPhone da seicento dollari, di cui l'ex marito Laoghaire non ha mai saputo nulla e che lei si è premurata di tenere nascosto, conscia della possibile discussione. Non che Lag abbia diritto di poter sindacare su cosa ci fa con i soldi che guadagna, non sapendo che lui li spende tutti in bere.
Laoghaire. Il punto debole di MaryAnne è lui, il vecchio bestione rosso che la attira come una falena viene attirata dalla luce. 
Mortalmente.
Si sono conosciuti al vecchio pub del porto, il Lady Hook, quando lei aveva quindici anni e lui si e no diciassette, lei che cercava di comprarsi da bere sfoggiando documenti falsi comprati a caro prezzo, lui che era già alla terza pinta, la pantente di un certo Robert O'Byrne sul bancone e gli occhi lucidi.
Era iniziata così, era finita con una pancia gonfia e tanti sogni infranti.
Finisce sempre così con Laoghaire, si parte con la passione, si arriva alla delusione e poi scatta l'amore, che ti porta alla rabbia, frustrazione e da li, non si sa come, torna la passione. Lo ama, sia chiaro, se ne è resa conto con il tempo che ha scandito la loro vita una denuncia alla volta, se ne è resa conto quando lo ha tradito per la prima volta.
Dannata vendetta.
Il problema è che sono due maledetti egocentrici orgogliosi, teste dure che non riescono ad ammettere di sbagliare, che non sanno dire scusa o anche solo lasciar correre, sono in competizione continua e non possono farne a meno.
È  felice MaryAnne quando Laoghaire fa sesso con lei dopo una scenata di gelosia sotto la pioggia, felice di riavere il suo diabolico rosso sotto il suo tetto, ma non lo ammette con nessuno, nemmeno con se stessa, chiude tutto dentro un punto imprecisato sopra lo stomaco, soffocandolo maggiormente quando un paio di settimane lui parte, bacia i bambini, li abbraccia e lei vorrebbe solo stringerlo a se fino a soffocare, colta da un disagio interiore che non riesce a scacciare, ma c'è l'orgoglio, quel piccolo bastardo che la porta a lesinare un bacio sulla sua guancia, a tenere le braccia incrociate.
Il mondo inizia a crollare gradualmente, sono quelle cose che succedono mentre tu stai vivendo il tuo solito tram tram. Non ti accorgi che un giovedì passa e non ci sono chiamate, te ne rendi conto il secondo giovedì che c'è qualcosa che non va e allora quelle notizie che passano in sordina, chiacchiere da ufficio e manifestazioni di pazzi fanatici iniziano ad avere un senso.
Laoghaire non torna, non da sue notizie, nessuno da risposte e nessuno da spiegazioni. La gente scompare dal cantiere del muro, assorbita da bugie e segreti inconfessabili.
Dopo quattro mesi senza notizie decide di partire per il cantiere più vicino, Syracuse non è una città adatta a due bambini piccoli, ma MaryAnne ha una determinazione particolare addosso, rivuole suo marito -ex marito- e lo rivuole subito.
I sit-in di protesta sono lunghi e sfiancanti, i bambini sono troppo piccoli e lei non può resistere a lungo. Torna a New York dopo due mesi, ed è già passato mezzo anno da quando ha sentito l'ultima volta la voce di Laoghaire.
Ma non demorde, continua incessantemente la sua battaglia anche da casa, scrive lettere, organizza da lontano, cerca informazioni e le dirama con attenzione, viene consumata da questa ricerca incessante, tanto che la madre si preoccupa e da Tijuana le chiede di andare da lei, di staccare, di riposarsi.
Fallo per i bambini.
Passa un anno, passano due anni. I primi casi di malattia fuori dal muro vengono accolti con un panico sibilante tra le notizie dell'ultima ora, si passa sopra al malcontento generale, alle proteste per il muro, alla crisi economica che ha inginocchiato l'intera nazione, quel singolo caso di contagio gela il sangue al paese intero, forse all'intero mondo.
New York non è sicura, ma MaryAnne non vuole andarsene, non vuole allontanarsi dal Lady Hook, non vuole sfuggire dalla casa con le lenzuola morbide, non vuole perdere l'immagine di Laoghaire sulla soglia della porta, che si volta a salutarla chiedendole almeno un bacio.
Eddai, Almeno uno!

MaryAnne è un tipo da messaggi vocali, in tre anni ne ha lasciati sessanta nella segreteria di Laoghaire, 120 secondi ognuno, perché dentro di lei è certa che lui sia ancora vivo, da qualche parte, che un giorno potrà ascoltare le sue parole, sapere che non l'ha dimenticato, che ha lottato per lui ogni giorno.
Potrà sentire la voce dei suoi figli augurargli buon compleanno, lei cantargli la loro canzone, un giorno potrà sentirla cedere e piangendo dirgli che lo ama, che lo amerà per sempre e che anche se lascia New York, anche se va a Tijuana da sua madre, lui può comunque raggiungerli, che la tosse di Hector sta passando, che Tom sta un po' meglio e che sicuramente la sua febbre non è nulla, che hanno trovato un passaggio verso Sud e che quando arriveranno a Tijuana lo chiameranno ancora. 

Maria Analisa Gallardo lascia a Laoghaire il sessantesimo messaggio vocale l'otto maggio duemilaventuno, mesi dopo il cinquantanovesimo, ha le mani occupate e non può scrivere, ma ormai è abituata, il mondo sta finendo e lei continua a pensare al suo Ginger Devil, il suo grosso uomo rosso dalle mani ruvide, il carattere impossibile e dal puzzo di birra e sigarette di cui lei è incredibilmente innamorata.

Laoghaire O'Byrne accende il cellulare come gesto disperato quando qualcuno nel vecchio rifugio, la mattina del dodici maggio, urla che le comunicazioni sono tornate. Tenta di telefonare, ma ciò che ottiene sono solo sessanta registrazioni scaricate brutalmente sul telefono da una linea quasi morta, giusto prima che il primo fungo appaia in direzione di Toronto. Ascolta tutto d'un fiato cinquantanove messaggi, rivivendo tre anni di vita in un ora e cinquantotto minuti, la batteria muore prima che possa sentire il sessantesimo.

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